Impossibile non conoscere i grissini. Non fosse altro che li ritroviamo sempre a tavola, al ristorante, che fanno buona compagnia alle varie tipologie di pane. Ed in effetti il grissino non è altro che una sorta di rivisitazione del pane, nato da una necessità ben specifica.
Questi piccoli filoncini di pane friabile sono di origine torinese, chiamati nella forma dialettale ghërsin, e devono il loro nome ad un altro termine sempre del gergo torinese, gherssa, che indicava, nel lontano Seicento, una tipica forma di pane allungata. Ma perchè i grissini, oggi diffusi in tutto il mondo, sono nati proprio a Torino? Per rispondere a questa domanda vi racconto una piccola storia. Pare che il futuro Re d’Italia, Vittorio Amedeo II di Savoia, fosse molto cagionevole di salute. Siamo alla fine degli anni Settanta del Seicento. E una delle cose che più gli procurava fastidi era il consumo della mollica del pane, di cui, difatti, ne consumava solo la parte esterna. Allora, il suo medico personale, tal lanzese Teobaldo Pecchio diede indicazioni precise al fornaio di corte, Antonio Brunero, di realizzare un pane da cui fosse eliminata l’acqua. Nacquero così i ghërsin, dei filoncini friabili e croccanti, di circa 60 cm di lunghezza e dalla forma molto irregolare. Solo successivamente si pensò di “stirarli” con le mani e dare loro una forma più regolare.
Vittorio Amedeo ne fu estremamente entusiasta e ne consumava in grandi quantità, persino nel buio del suo palchetto al Teatro Regio, come spezzafame. Ovviamente, tutto quello che piace a Re diventa desiderabile, e così il consumo dei grissini si diffuse prima tra la nobiltà sabauda, per raggiungere poi il popolo, che ne apprezzava soprattutto la capacità di conservazione, un tempo ben più lungo di quello del pane fresco.
La fama e la bontà dei grissini raggiunse persino la Francia, trovando un grande estimatore in Napoleone Bonaparte, che ne era ghiotto. Pensate che volle a tutti i costi un servizio di corriera Torino/Parigi per farsi arrivare a Palazzo quelli che lui chiamava “les petits bâtons de Turin“.
Oggi ci divertiamo a preparare i piccoli bastoncini di Torino in casa e a modo nostro: rustici, grazie alla presenza della farina integrale, e friabili, per l’aggiunta dei semi di chia.
Mani in pasta allora!
Ingredienti
- 250 gr farina integrale
- 250 gr farina 00
- 250 gr acqua
- Mezzo cucchiaino zucchero semolato
- 1 cucchiaino di miele (o malto d’orzo)
- 10 gr lievito di birra
- 60 gr olio di semi
- 1 cucchiaino di sale fino
- 30 g semi di chia
Procedimento
Cominciamo la preparazione dei nostri grissini sciogliendo il lievito in un bicchiere di acqua tiepida, prelevata dalla quantità totale, insieme allo zucchero e al miele.
In una ciotola capiente mescolate insieme le due farine e versate a più riprese l’acqua restante: aggiungete acqua solo quando quella precedente sarà ben assorbita, altrimenti perderete del tutto l’impasto. In ultimo aggiungete il sale, l’olio e i semi di chia. Impastate e poi trasferite il tutto su una spianatoia infarinata: dovrete lavorare l’impasto fino ad ottenere un panetto morbido e liscio, fino a sviluppare la maglia glutinica. Una volta fatto ciò, cercate di dare al vostro panetto una forma pressocchè rettangolare e alta un paio di centimetri: fate questa operazione semplicemente con le mani, non aiutatevi con mattarello perchè deve essere un’azione delicata. A questo punto spennellate con dell’olio, coprite con un canovaccio, e lasciate lievitare per almeno 3 ore. Trascorso questo tempo, riprendete l’impasto e senza fare grossi movimenti tagliate delle strisce di circa 2 centimetri: con queste dosi dovreste ottenere circa 40 grissini. Prelevate le strisce e con molta delicatezza cercate di allungarle tirandole con le mani. Sistemate i vostri grissini su una placca da forno ben oleata e spennellateli con olio extravergine misto ad olio di semi. Aggiungete in superficie dei granelli di sale grosso e qualche semino di chia. Cuocete in forno statico già caldo a 200° per circa 20 minuti.
Lasciate raffreddare e consumateli come spuntino o avvolti nel prosciutto crudo, per il più classico degli antipasti. Conservarli in un sacchetto per preservare la loro fragranza.